maandag 2 mei 2011

Bello come il sorriso degli insorti

L’Africa del Nord s’infiamma

Non c’è niente di più bello dei visi degli insorti. Niente in questo mondo è altrettanto attraente, niente così pieno di speranza. Nessun giornalista, nessun politico, nessun leader religioso o d’altro tipo potrà mai cancellare la bellezza della rivolta o seppellirla sotto discorsi senza gioia né desiderio.
È anzitutto questa bellezza a colpirci, quando apprendiamo delle rivolte in corso nel Nord Africa. Dalla Tunisia allo Yemen, dall’Egitto all’Algeria, malgrado centinaia di morti e migliaia di feriti e di arrestati, la paura sta per lasciare il posto al coraggio; la tristezza è superata dalla speranza; la miseria d’essere ridotti a sopravvivere si trasforma in grido di vita.
Ci si potrebbe interrogare sulle condizioni economiche in quei paesi, sull’aumento dei prezzi delle derrate alimentari, sulla disoccupazione, sui regimi autoritari e la loro polizia. Ci si potrebbe chiedere, date tali condizioni, perché la rivolta tardi sempre troppo a scoppiare; come facciano i nostri contemporanei a subire per anni ed anni la povertà e l’oppressione senza prendere le armi e sparare ai responsabili politici, ai banchieri e ai padroni. Si potrebbe inoltre mostrare come anche qui, in questo paese, sempre più persone vengano buttate a mare, condannate a marcire nei Cie e nelle carceri, sfruttate a più non posso e in condizioni sempre più dure, costrette a subire quotidianamente l’autorità in tutte le sue forme. Ci si potrebbe chiedere...
Ma il tempo delle lamentele deve cessare. Noi siamo in tanti, qui e altrove, a ritrovarci incastrati in un mondo dove conta solo il denaro, dove le no stre case assomigliano sempre più a tuguri, dove l’inquinamento industriale ci avvelena
a poco a poco. Ora che è chiaro a tutti che loro (ovvero, quelli che stanno in alto) stanno per spingere lo sfruttamento e il loro dominio ancora più oltre, ci parlano di «crisi economica» e ci chiamano tutti ad accettare l’inasprimento della vita a tutti i livelli. Ma loro non sono affatto in crisi, anzi, i loro profitti non fanno che aumentare. E a chi viene chiesto di pagarne il prezzo, qui come altrove?
Ovviamente ci sono differenze tra qui e laggiù, anche se il regno del denaro non conosce frontiere, anche se un regime, tutti i regimi, siano essi democratici o totalitari, significheranno sempre oppressione, reclusione, sfruttamento. Ma la rivolta, in tutta la sua bellezza, fa esplodere le differenze. Una banca bruciata in Tunisia o in Egitto reclama una banca bruciata in Europa; così come la liberazione dei detenuti dagli insorti in Tunisia reclama l’abbattimento delle carceri qui; così come uomini e donne, fianco a fianco dietro una barricata, reclamano la fine della sottomissione e del patriarcato.
Ad alimentare la rivolta non sono solo, e si potrebbe quasi dire non tanto, le condizioni di miseria. No, l’ossigeno del fuoco della rivolta, in tutte le lingue, è un inizio di libertà, questa sconosciuta così assente nel mondo, pronta a rivelarsi fieramente nell’atto di insorgere. Allora, tutto può cominciare a cambiare.
Lasciamo perciò da parte tutte le analisi degli specialisti politici, dei giornalisti cavalieri-della-democrazia, di coloro che si apprestano già a prendere il posto dei Ben Ali e dei Mubarak di questo mondo. Siamo semplicemente dalla parte di quelli che, in Tunisia e in Egitto come altrove, sanno che la libertà non è la legge o la sharia, che non vogliono padroni o governanti, che intendono provare a vivere da individui liberi, perché, nella rivolta, hanno già assaporato che è possibile — e che è dolce.

Alcuni insorti di qui

Amore e coraggio per gli insorti ovunque nel mondo
Diamo anche noi fuoco alle polveri


[Pubblicato en Hors Service 13, 9 febbraio 2010, tradotto per Machete ]